10. Terelle
IL CASTELLO MEDIEVALE DÌ TERELLE
La Rocca medievale di Terelle, meglio oggi conosciuto come Castello di Terelle, fu costruita fra il 1117 e il 1127 dai Conti longobardi di Aquino, Lando e suo figlio Pandolfo per poter compiere scorrerie sui possedimenti dell’Abbazia, posti nella valle del Rapido e controllare l’antichissima via medio-montana Aquino-Atina. Per contrastare gli aquinati, l'abate Senioretto di Montecassino costruì difronte alla selva di Tirella una propria rocca sul colle Tìmmaro che dopo avrebbe preso il nome attuale di Colle Abate. Nel 1137, approfittando della discesa in Italia meridionale dell’imperatore germanico Lotario III di Supplimburgo, dietro supplica di Senioretto, papa Innocenzo II lo pregò di reprimere gli aquinati. Le truppe di Lotario assalirono e dettero alle fiamme la rocca aquinate di Tirella. 73 anni dopo, nel 1195, l’abate Roffredo la ricostruì ma dieci anni dopo l’imperatore Federico II di Svevia dette l’ordine di abbatterla assieme a tutte le fortezze del Regno di Sicilia sorte dopo il 1189, anni della sua infanzia e periodo di sovversioni e tradimenti. La ricostruzione è del tardo 1200 (XIII secolo) ma non si sa da parte di chi, forse da parte degli stessi aquinati. Già verso la fine del sec. XVI° , veniva descritto come “un recinto d’un castellaccio con alcune stanze inhabitabili “, che gli ultimi signori, nella persona di Alfonso D’Avalos di Aquino, nell’anno 1583 vendettero ai Duchi Boncompagni di Sora del cui casato seguì i destini, lieti e meno lieti, fino al 1796, allorché il duca Boncompagni-Ludovisi lo vendette al re Ferdinando IV di Borbone, con Terelle, Aquino, Arce, Roccadarce, Santopadre, Roccasecca, Colle S.Magno e Palazzolo (Castrocielo ). Con l’avvento sul trono del Regno di Napoli dei napoleonici Giuseppe Bonaparte, prima, e Gioacchino Murat, dal 1808, si inasprì il fenomeno del brigantaggio. Era una forma di violenta e tragica eversione, contro i nuovi regnanti francesi, molto presumibilmente foraggiata dagli spodestati Borbone e da loro nobili sostenitori spesso a danno di possidenti rei di essere filo francesi. Come sappiamo da Marzia Lucchesi in “La confisca nel Regno di Napoli” (Pavia 2017), Murat, nel 1812, reintrodusse la pena, abolita da Giuseppe, della confisca dei beni borbonici e dei filo borbonici a risarcimento dei danni subìti dai filo napoleonici. Forse fu questo il caso del castello di Terelle che, per ritorsione, venne confiscato ai borbonici e concesso alla facoltosa famiglia Iannarelli di Belmonte (Castello) vittima dei soprusi briganteschi. Qualche decennio più tardi divenne proprietà della famiglia Biondi di Terelle che lo hanno ancora.
La Rocca medievale di Terelle, meglio oggi conosciuto come Castello di Terelle, fu costruita fra il 1117 e il 1127 dai Conti longobardi di Aquino, Lando e suo figlio Pandolfo per poter compiere scorrerie sui possedimenti dell’Abbazia, posti nella valle del Rapido e controllare l’antichissima via medio-montana Aquino-Atina. Per contrastare gli aquinati, l'abate Senioretto di Montecassino costruì difronte alla selva di Tirella una propria rocca sul colle Tìmmaro che dopo avrebbe preso il nome attuale di Colle Abate. Nel 1137, approfittando della discesa in Italia meridionale dell’imperatore germanico Lotario III di Supplimburgo, dietro supplica di Senioretto, papa Innocenzo II lo pregò di reprimere gli aquinati. Le truppe di Lotario assalirono e dettero alle fiamme la rocca aquinate di Tirella. 73 anni dopo, nel 1195, l’abate Roffredo la ricostruì ma dieci anni dopo l’imperatore Federico II di Svevia dette l’ordine di abbatterla assieme a tutte le fortezze del Regno di Sicilia sorte dopo il 1189, anni della sua infanzia e periodo di sovversioni e tradimenti. La ricostruzione è del tardo 1200 (XIII secolo) ma non si sa da parte di chi, forse da parte degli stessi aquinati. Già verso la fine del sec. XVI° , veniva descritto come “un recinto d’un castellaccio con alcune stanze inhabitabili “, che gli ultimi signori, nella persona di Alfonso D’Avalos di Aquino, nell’anno 1583 vendettero ai Duchi Boncompagni di Sora del cui casato seguì i destini, lieti e meno lieti, fino al 1796, allorché il duca Boncompagni-Ludovisi lo vendette al re Ferdinando IV di Borbone, con Terelle, Aquino, Arce, Roccadarce, Santopadre, Roccasecca, Colle S.Magno e Palazzolo (Castrocielo ). Con l’avvento sul trono del Regno di Napoli dei napoleonici Giuseppe Bonaparte, prima, e Gioacchino Murat, dal 1808, si inasprì il fenomeno del brigantaggio. Era una forma di violenta e tragica eversione, contro i nuovi regnanti francesi, molto presumibilmente foraggiata dagli spodestati Borbone e da loro nobili sostenitori spesso a danno di possidenti rei di essere filo francesi. Come sappiamo da Marzia Lucchesi in “La confisca nel Regno di Napoli” (Pavia 2017), Murat, nel 1812, reintrodusse la pena, abolita da Giuseppe, della confisca dei beni borbonici e dei filo borbonici a risarcimento dei danni subìti dai filo napoleonici. Forse fu questo il caso del castello di Terelle che, per ritorsione, venne confiscato ai borbonici e concesso alla facoltosa famiglia Iannarelli di Belmonte (Castello) vittima dei soprusi briganteschi. Qualche decennio più tardi divenne proprietà della famiglia Biondi di Terelle che lo hanno ancora.